Che cosa rischia il datore di lavoro che impiega a nero lavoratori percettori del reddito di cittadinanza anche per un “facente parte della famiglia”?

Il datore di lavoro che impiega a nero, cioè senza contratto, un lavoratore beneficiario del reddito di cittadinanza rischia una sanzione pecuniaria aumentata del 20%.

Maxi sanzione in ipotesi aggravata con sanzione ridotta

a) pari a 4.320 euro per ciascun lavoratore irregolare in caso di impiego del lavoratore fino a 30 giorni di lavoro effettivo;

b) pari a 8.640 euro per ciascun lavoratore irregolare in caso di impiego del lavoratore da 31 e fino a 60 giorni di lavoro effettivo;

c) pari a 17.280 euro per ciascun lavoratore irregolare in caso di impiego del lavoratore oltre 60 giorni.

Il datore di lavoro rischia la maxi sanzione anche quando il lavoratore a nero che impiega non è il diretto beneficiario del reddito di cittadinanza, ma fa parte di un nucleo familiare che percepisce il beneficio (nota ispettorato del lavoro)

Inoltre, in questo caso, il datore di lavoro non potrà beneficiare della procedura di diffida che permette di regolarizzare la violazione ed ottenere una consistente riduzione della sanzione irrogata.

L’unico beneficio riconosciuto al datore di lavoro è il pagamento della sanzione in misura ridotta in relazione ai giorni di lavoro effettivo del lavoratore a nero.

Pertanto, il datore di lavoro dovrà prestare molta attenzione poiché rischia la maxi sanzioni sia quando:

  • il lavoratore “in nero” è l’effettivo richiedente del reddito di cittadinanza;
  • il lavoratore “in nero” appartenga al nucleo familiare beneficiario del reddito di cittadinanza.

Ad esempio, se il capo famiglia è il beneficiario del reddito di cittadinanza e un datore di lavoro impiega a nero il figlio, il datore di lavoro rischia la maxi sanzione!

Questo avviene perché il reddito di cittadinanza è riconosciuto solamente a chi possiede i requisiti economici e patrimoniali che riguardano l’intero nucleo familiare.