Ferie forzate per Coronavirus: l’azienda può obbligarti a stare a casa?

Il Coronavirus potrebbe richiedere ai lavoratori subordinati di prendere le ferie «forzate» o congedi obbligatori fino al 3 aprile. Lo prevede il Dpcm firmato nella notte dell’8 marzo dal premier Giuseppe Conte , esteso a tutta Italia dal 10 marzo. Il decreto riporta «Si raccomanda ai datori di lavoro pubblici e privati di promuovere, durante il periodo di efficacia del presente decreto, la fruizione da parte dei lavoratori dipendenti dei periodi di congedo ordinario e di ferie».

Il decreto, prevede di evitare ogni spostamento non strettamente necessario in tutta Italia. Per questa ragione chi normalmente è abituato a recarsi sul posto di lavoro potrebbe vedersi essere costretto a ricorrere, come disposto dal datore di lavoro, al «lavoro agile» da casa, laddove possibile, oppure seguire l’invito a mettersi in congedo o in ferie fino almeno alla data prevista dall’attuale Dpcm, ovvero il 3 aprile. Un totale, dunque di 4 settimane che potrebbero significare il quasi totale esaurimento delle ferie annuali.

Ma si può forzare un dipendente ad andare in ferie? Il diritto alle ferie è disciplinato dal Codice Civile all’articolo 2109, che tutela sia le esigenze del lavoratore che quelle dell’azienda. Ferme le disposizioni del Ccnl, il datore ha però il potere di disporre delle ferie forzate secondo criteri di correttezza e buon senso. E questo anche prima che iniziasse l’emergenza Coronavirus e arrivasse il decreto dell’8 e del 9 marzo. L’invito è dunque quello di prendere congedo e ferie in accordo con colleghi e datore di lavoro. Ma se questo non è possibile, l’ultima parola spetterà sempre al datore.

Si allega proforma comunicazione fruizione delle ferie